top of page
Foresta di Sughero Amorim

Custode del territorio: i benefici ambientali del sughero

Sono molti i preconcetti che avvolgono il sughero ed il suo utilizzo.

Ma le sue peculiarità irripetibili garantiscono benefici ambientali a 360°.

Di Emanuele Fiorio

I preconcetti sulla coltivazione e sugli utilizzi del sughero sono presenti e spesso riguardano questioni cruciali e correlate tra loro come la sostenibilità ambientale, sociale, economica, il riciclo dei rifiuti, l’inquinamento, l’economia circolare ed il ciclo di vita dei prodotti. “Il tappo di sughero non è sostenibile”, “il tappo di plastica è più green”, “per produrre sughero si tagliano le piante”, “il sughero non è riciclabile”: questi sono alcuni esempi di pregiudizi errati, frutto di superficialità e scarsa conoscenza. In realtà le peculiarità irripetibili del sughero assicurano benefici ambientali a 360°, vediamo quali sono queste caratteristiche ineguagliabili ed i vantaggi che garantisce.

 

Il sughero è: Custode dell’ambiente (Sostenibilità ambientale)

L’impatto delle foreste di sughero sul sequestro di CO2 è alto, nel Sud della Spagna ci sono appezzamenti enormi, un polmone verde importante per l’Europa intera. Grazie alla loro importanza economica e sociale, le querce da sughero non vengono mai abbattute, se non per ragioni di vetustà.

Come testimonia Stefano Zaninotto, Direttore tecnico di Amorim Cork Italia, “La produzione dei tappi in sughero dà origine ad un bilancio negativo, ciò significa che la CO2 sequestrata è nettamente superiore a quella prodotta. In un anno l’anidride carbonica sequestrata è 15 volte superiore rispetto a quella emessa dall’intera filiera produttiva del sughero”. Le foreste di sughero migliorano la sostanza organica del suolo, contribuiscono a regolare il ciclo idrologico e frenano l’avanzamento del deserto. La saggezza popolare lo conferma, un detto nordafricano recita: “Per ogni quercia che verrà tolta, verrà aggiunto un cammello”.

Non solo, le foreste di querce da sughero rappresentano degli hotspot di biodiversità a livello globale, un habitat che racchiude una grande ricchezza faunistica: 37 specie di mammiferi, 160 di uccelli, 24 di rettili e anfibi, incluse specie considerate in pericolo. C’è un altro aspetto fondamentale da mettere in luce: le foreste da sughero non vengono trattate con fitosanitari perché hanno una fortissima capacità di resistenza a parassiti, patogeni, eventi atmosferici e climatici, anche estremi. Si tratterebbe di una pratica svantaggiosa ed antieconomica.

Adattabile e resiliente

La quercia da sughero è una pianta sempreverde estremamente resistente e resiliente. Se viene attaccata dal fuoco la pianta non muore, produce fumo ma non brucia, permettendo la sopravvivenza di gemme dormienti in grado di ributtare. Il sughero infatti è un tessuto vegetale impermeabile che la pianta produce per proteggere se stessa: isola dal caldo, dal freddo, dal fuoco. “Il sughero ha una serie di caratteristiche peculiari che lo rendono unico: è un materiale leggero, adattabile, indeformabile” sostiene Zaninotto, “ha caratteristiche fisiche attualmente non riproducibili dall’uomo ed il suo vantaggio principe è l’adattabilità, una caratteristica fondamentale per l’industria enologica”.

Privo di trattamenti

Il sughero non necessita di essere trattato o trasformato, sono proprio le sue caratteristiche naturali a garantirgli valore e a renderlo ineguagliabile.

Dal punto di vista dell’industria enologica che ricerca determinati standard nella produzione dei vini, l’unico limite del sughero riguarda la variabilità. Questo fa riferimento soprattutto al sughero naturale, dato che i tappi in sughero naturale monopezzo sono letteralmente “pezzi di legno”. Il sughero può dare origine a grandissimi prodotti, cosa che con altri sistemi di chiusura non è possibile ottenere. Il sughero è equilibrato, permette al vino di “trasformarsi”, favorendo uno scambio costante ma discreto, non solo di ossigeno ma anche e soprattutto di sostanze di natura fenolica. Ecco perché più del 70% delle bottiglie di vino a livello mondiale utilizzano il sughero come chiusura.

Riciclabile e rimodulabile

Il problema del fine vita del sughero parte da una banale questione oggettiva. Ogni città ha un servizio municipalizzato di nettezza urbana che prevede un sistema di recupero, ad esempio, della plastica. Il sughero non è ancora considerato come “materia prima seconda”, ovvero come un materiale che dopo il primo fine vita può essere riutilizzato, per questo motivo viene considerato rifiuto. Il sughero è chiaramente un rifiuto organico ma la legislazione afferma che, non essendo prevista una filiera di recupero in grado di riciclarlo, deve essere conferito nell’indifferenziata. Si tratta di norme antiquate che, si spera, possano essere superate nel breve periodo.

In sostanza i tappi di sughero andrebbero riposti nell’umido e potrebbero essere riciclati ma non essendoci un sistema di recupero in grado di donare una seconda vita a questo prodotto organico, il sughero spesso termina la sua vita nel cestino dell’indifferenziata. “Amorim per ovviare a questa problematica, ha deciso di muoversi in autonomia” spiega Zaninotto “creando una filiera attraverso cui destiniamo dei fondi ad alcune onlus perché si occupino di raccogliere il sughero. Successivamente queste organizzazioni lo rivendono perché venga utilizzato sia in edilizia come isolante che in altri settori, come il design di interni”.

bottom of page